venerdì 16 gennaio 2009

NAPOLITANO, NUOVE FORZE IN POLITICA. APPELLO AI GIOVANI: PREPARATEVI A SOSTITUIRE GLI INCAPACI


(ANSA) - REGGIO CALABRIA, 16 GEN - Giorgio Napolitano ha incoraggiato i giovani a prepararsi a sostituire i politici e gli amministratori ritenuti incapaci. Ai rappresentanti degli studenti dell'Universita' di Reggio Calabria ha detto: "Preparatevi a sostituirli. E' essenziale un rinnovamento generazionale nella politica e nell'amministrazione e questo non si decide per decreto ma attraverso un vostro sforzo, un impegno, che bisogna a tutti i costi provocare in un sistema che e' ancora molto chiuso".

giovedì 15 gennaio 2009

IL COMPARTO PROVINCIALE ZOOTECNICO BUFALINO STA ATTRAVERSANDO UNA CRISI MAI COSI' GRAVE: UNIAMOCI PER RISOLVERLA! E' LA 1° ECONOMIA DI QUESTA ZONA


Il comparto zootecnico provinciale bufalino sta attraversando un momento di gravissima difficoltà, situazione tra l’altro emersa in tutta la sua gravità durante le numerose riunioni assembleari promosse dal sottoscritto e dai comuni di Pontinia e limitrofi.
L’intero sistema bufalino della provincia di Latina conta un giro di affari che coinvolge in totale circa 15.000 persone (per Alitalia si parla di circa 18.000 dipendenti!): sono infatti circa 850 le famiglie titolari di un’azienda agricola produttrici di latte bufalino; 20 le famiglie titolari di caseifici di medie dimensioni; 4000 i lavoratori dipendenti presso le aziende e 3000 i dipendenti di caseifici. Si devono poi considerare tutte le famiglie titolari, e i lavoratori dipendenti, delle ditte che orbitano in tale sistema come produttrici di mangimi, foraggi, mais, materie prime, gasolio, gas, prodotti farmaceutici, prodotti tecnici per sale mungiture, trattori, etc… nonché i dott. veterinari.
I capi bufalini totali della zona pontina sono circa 40.000.
La vendita e la commercializzazione di animali “da vita” (animali giovanissimi e giovani per la riproduzione e l’accoppiamento e la successiva produzione di latte) è completamente bloccata, arrecando degli aggravi economici a quelle aziende che impostavano in tal modo la strategia d’impresa.
Gli allevatori hanno dovuto affrontare da un lato fortissimi incrementi dei costi produttivi (gasolio, concimi, mangimi, alimentazione, in particolare mais e fieno aumentati del 50%…) con un’incidenza media del 40%, dall’altro un mercato del latte tendente, in modo ingiustificato, al ribasso del livello dei prezzi al produttore e al rialzo del prezzo al consumatore.
Un capo bufalino “da latte” costa mediamente 4,50 € al giorno ed ha un’incidenza sul valore capitale dell’azienda di circa 4000 € l’anno (attrezzature per la mungitura, farmaci, alimentazione…). I proventi dalla vendita di bestiame sono in questo periodo pari a zero e quelli dalla vendita di latte sono ormai insufficienti per arrivare al pareggio di bilancio.
Nel miglior delle ipotesi, numerosi allevatori della nostra Provincia si sono visti recapitare al proprio domicilio, da parte dei caseifici, missive nelle quali si prospetta la volontà unilaterale e priva di qualsiasi confronto di ritirare il prodotto senza un prezzo definito oppure ad un livello di prezzo fortemente ribassato (almeno del 30-35% in meno). Questo atteggiamento è assunto da tutti i caseifici della zona, tant’è che possiamo parlare di un vero e proprio “cartello”.
Il latte è un prodotto fortemente deperibile che va necessariamente allontanato dall’azienda zootecnica quotidianamente per cui gli allevatori sono messi nelle condizioni di dovere accettare “obbligatoriamente” queste condizioni.
Considerato che, perdurando tale situazione, è prevedibile che il comparto bufalino sia avviato alla completa dismissione essendo moltissime aziende zootecniche “appesantite” finanziariamente a causa degli investimenti effettuati negli ultimi anni per fronteggiare la normativa comunitaria e un mercato sempre più esigente in termini di qualità di prodotto e di processo.
Tale dismissione provocherebbe gravi ripercussioni sull’intera economia provinciale con drammatiche conseguenze anche sotto l’aspetto sociale.
Inoltre c’è sentore che il livello di crescente tensione nel settore possa sfociare in manifestazioni scomposte con implicazione di ordine pubblico.
La bufala è un animale che per leggi biologiche tende a partorire in autunno e quindi a produrre maggior latte nel periodo invernale (periodo però di minor consumo di mozzarelle) determinando un surplus di produzione di latte e facendo scaturire la scelta, da parte dei caseifici, di congelare il latte o la pasta lavorata eccedenti per poi utilizzarla in estate, assieme al latte fresco, quando i consumi sono notevolmente superiori (turismo ed enogastronomia estiva). Negli anni passati, questa prassi normale vedeva i caseifici utilizzare il latte e la pasta lavorata, congelati precedentemente, nei mesi primaverili ed estivi e terminare queste scorte. Adesso invece nei congelatori è ancora presente questa pasta facendo presumere che: tale latte non può essere solo proveniente da questa zona (descritta nel regolamento CEE istitutivo del DOP bufalino) ma anche dall’estero, o altrimenti che siano concorsi diversi eventi esterni che hanno prodotto un calo delle vendite (prezzi troppo alti per i consumatori o eventi mediatici come la vicenda della diossina nel casertano).
Si possono avere delle soluzioni di impatto immediato come degli aiuti economici o sgravi fiscali, e delle soluzioni a medio termine come l’istituzione di controlli nazionali e locali della reale quantità di latte congelato posseduta, o delle leggi istitutive del “prezzo minimo” del costo del latte aziendale o del costo del prodotto al bancone per il consumatore. Infatti se coloro che producono mozzarella di bufala con altro latte riescono a vendere le mozzarelle a 6,00 € al Kg, coloro che sono onesti devono per forza avvicinarsi a tale prezzo creando così una spirale vorticosa a ribasso facendo crollare la qualità e favorendo la ricerca di latte non bufalino per produrre prodotti denominati però “bufalini”. Si potrebbe altrimenti creare un meccanismo di “proporzionalità bloccata” tra il prezzo del latte aziendale e quello dei prodotti al bancone (tanto aumenta uno, tanto aumenta l’altro e viceversa).
Queste scelte spettano soprattutto per legge alle Regioni: l’assessore all’agricoltura della Campania, Cozzolino, si è occupato di tali problemi e sta provvedendo a trovare diverse soluzioni, anche di tipo economico, ma il problema sembra risiedere proprio nella provenienza del latte: l’assessore infatti ha incontrato i produttori e ha offerto loro di “comprare”, a spese della Regione Campania, prodotti lavorati (mozzarelle o formaggi) per poter smaltire le eccedenze, a patto che il latte fosse tutto italiano, anzi fosse tutto pontino o campano (uniche zone d’Italia di provenienza del latte di bufala). La trattativa sembra si sia arenata perché la condizione non fosse rispettabile…
L’assessore regionale del Lazio, Daniela Valentini (stesso orientamento politico del collega campano, PD), invece sta letteralmente sottovalutando l’intero problema. Gli stessi Sindaci della zona dovrebbero “sollecitare” l’assessore Valentini ma purtroppo non vogliono adempiere ai loro compiti istituzionali di rappresentanza di tutte le realtà che compongono il loro territorio evidentemente, in particolar modo il Sindaco Tombolillo! L’assessore locale all’agricoltura sarebbe Bilotta, ma finora in 2 anni e mezzo non ha mai affrontato nessun tema agricolo! La Regione si deve far carico di trovare una via economica o tecnico-sanitaria per far smaltire le eccedenze congelate, stanare gli speculatori e poter far ripartire l’economia dell’intero settore bufalino (aziende produttrici – caseifici), legata alla lavorazione giornaliera del latte fresco di giornata, in modo tale da far cessare questo ingiustificato ed antigiuridico ribasso del prezzo del latte alle aziende produttrici o addirittura la risoluzione unilaterale del contratto di fornitura, poiché il nostro latte è sano e i nostri capi bufalini non hanno mai accusato alcuna patologia. Inoltre in questa Regione il latte è tutto di derivazione locale e quindi si incontrerebbero minori problemi per riproporre la medesima soluzione prospettata dall’assessore campano Cozzolino.
Se riusciamo a dirottare parte dei 129 milioni d'euro che il Ministro Zaia ha ricevuto dall'Unione Europea per far fronte alle crisi agroalimentari, potremmo utilizzarli per far smaltire il latte o la pasta congelati per poi farli lavorare e destinarli agli indigenti o alle mense ospedaliere o militari o istituzionali (il semilavorato congelato è assolutamente genuino). Questa prassi, il Ministro, l'ha applicata per il Parmigiano Regiano e il Grana Padano il 15 ottobre 2008: ha acquistato 120000 forme di parmigiano pari a 50 milioni d'euro per far ripartire la macchina di lavorazione del latte fresco. L'importante è far ripartire il ciclo giornaliero della lavorazione del latte fresco per far ripartire le vendite e il valore del latte per le aziende agricole bufaline.
È chiaro che in tutto ciò si deve far particolare attenzione ad eventuali speculazioni da parte dei caseifici: al banco le mozzarelle vengono vendute come sempre, cioè come quando il litro di latte veniva pagato circa 1,10 euro al litro; oggi che lo pagano 0,85 – 0,95 euro al litro perché la mozzarella è sempre allo stesso prezzo al Kg? Intanto dell’intera faccenda, oltre che ad essere avvisati e documentati i vari politici di ogni livello, sarà informata l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (antitrust) perché “fare cartello” viola le direttive europee e la legge 287/1990, la Procura della Repubblica di Latina per ravvisare se questo comportamento realizzi una figura di reato, la Questura di Latina per incentivare un’azione di controlli a tappeto presso i caseifici per smascherare gli eventuali “furbetti” e per allertare le forze dell’ordine perché molti agricoltori ormai si sentono spacciati e non hanno più nulla da perdere ed infine la Prefettura affinché faccia ciò che i Sindaci locali e gli onorevoli di zona non hanno saputo fare finora: creare uno stato di crisi e invocare l’aiuto del Governo Nazionale.