venerdì 23 aprile 2010

DIREZIONE NAZIONALE DEL POPOLO DELLA LIBERTA': ECCO IL DOCUMENTO FINALE APPROVATO DAL 93% DEI COMPONENTI

La Direzione Nazionale del Popolo della Libertà sottolinea la vittoria del Centrodestra nelle recenti elezioni regionali e amministrative, con un risultato storico: oggi 40 milioni di italiani sono governati a livello regionale dal Centrodestra, contro i 18 milioni amministrati dal centrosinistra.
Il Centrodestra si è confermato maggioranza nel Paese in modo inequivocabile e il Popolo della Libertà si è riaffermato come la prima grande forza politica nazionale: questo è vero al Nord dove il Popolo della Libertà ha agito in alleanza ma anche in competizione positiva con la Lega; ed è vero nel Centro-sud, dove ha dimostrato di possedere un forte radicamento territoriale.
Tutto ciò rende paradossali alcuni aspetti della polemica interna sviluppatasi in questi giorni: tensioni all’interno delle grandi forze politiche possono manifestarsi, ma è incomprensibile che vengano provocate all’indomani di una grande vittoria, dopo due anni di successi in tutte le consultazioni elettorali e dopo due anni di grandi risultati dell’azione di governo certificati dal costante consenso dei cittadini, unico caso in Europa, durante un periodo di grave crisi economica in contro tendenza rispetto alla sfiducia che ha colpito tutti gli altri governi.
Anche il confronto che si è svolto durante i lavori della Direzione ha rivelato come certe polemiche pubbliche fossero pretestuose e comunque non commisurate ad un dibattito responsabile e costruttivo.
Nei prossimi tre anni il governo, la maggioranza e il Popolo della Libertà completeranno la realizzazione del programma che ci impegna principalmente
1. a ridurre e a razionalizzare la spesa pubblica,
2. a realizzare una riforma del sistema fiscale con l’obiettivo di ridurre le tasse, compatibilmente con i vincoli di bilancio,
3. a sostenere le famiglie, il lavoro, le imprese,
4. a proseguire nella riforma e nella digitalizzazione della Pubblica amministrazione,
5. a realizzare un Piano per il Sud,
6. ad ammodernare e potenziare il sistema delle grandi infrastrutture,
7. a realizzare una riforma organica del sistema giudiziario,
8. a realizzare le riforme istituzionali, ivi compresa la modifica dei regolamenti parlamentari,
9. a proseguire nella lotta alla criminalità organizzata che ha già prodotto risultati mai raggiunti nella storia della Repubblica.
Siamo convinti che una forte ed autorevole leadership, quale quella assicurata dal Presidente Berlusconi, garantirà il raggiungimento di tutti questi obiettivi. La leadership forte è ormai un tratto caratteristico dei moderni sistemi politici e gli italiani certo non rimpiangono le leadership deboli e i governi instabili del passato. Del resto i risultati elettorali ne sono una conferma e la stabilità rafforza altresì il prestigio internazionale dell’Italia.
Una leadership forte non significa affatto rinunciare al dibattito libero e democratico che è anzi previsto dallo Statuto ed è testimoniato sia dalle innumerevoli iniziative politiche e culturali, dal grado di libertà che connota il dibattito interno nelle sedi delegate e nelle riunioni dei gruppi parlamentari, sia dall’esistenza di fondazioni, riviste, centri di riflessione e di elaborazione. Tutte le scelte politiche, anche quelle che hanno riguardato le candidature per le elezioni regionali e l’alleanza con altre formazioni politiche, sono state compiute dall’Ufficio di Presidenza attraverso un dibattito dei suoi trentasette componenti aperto e libero.
In un grande partito democratico si deve poter discutere di tutto, ma a due condizioni: che non si contraddica il programma elettorale votato dagli elettori e che, una volta assunta una decisione negli organi deputati, tutti si adeguino al risultato del voto.
Il Popolo della Libertà non può contravvenire ai principi di quella democrazia degli elettori che ha fortemente voluto e che impone che il patto stipulato con i cittadini al momento del voto sul programma sia vincolante. Rispetto a quel patto non sono possibili deroghe: come è stato ribadito anche a piazza San Giovanni lo scorso 20 marzo dal Popolo della Libertà.
Così come non sono possibili deroghe rispetto alla nostra Carta dei Valori che è la stessa della grande famiglia del Partito Popolare Europeo e che enuncia i nostri valori fondamentali che sono: la dignità della persona, la libertà e la responsabilità, l’eguaglianza, la giustizia, la legalità, la solidarietà e la sussidiarietà.
I temi che non rientrano nel programma elettorale e di governo possono essere invece oggetto di dibattito e di discussione nell’ambito degli organismi statutari. Non vi è nulla di negativo se in quella sede emergono opinioni diverse. Purché sia chiaro a tutti che il principio della democraticità del dibattito non esonera dalla responsabilità di assumere decisioni finali. E che una volta che tali decisioni siano state assunte, all’unanimità o a maggioranza, esse acquistano carattere vincolante per chiunque faccia parte del PdL, sia che le abbia condivise, sia che si sia espresso in dissenso.
In tal senso questa Direzione Nazionale dà mandato al Presidente e ai Coordinatori di assumere ogni iniziativa utile ad assicurare la realizzazione del programma e delle decisioni assunte dagli organi statutari, stabilendo il rispetto delle decisioni votate democraticamente.
Quando gli italiani che amano la libertà, che vogliono restare liberi, che non si riconoscono nella sinistra, si riunirono sotto un solo simbolo e una sola bandiera, scelsero che su quel simbolo e su quella bandiera ci fosse scritto “Popolo della Libertà” e non “Partito della libertà”.
Il riferimento al “popolo” deve quindi essere un principio costante dell’azione politica del Popolo della Libertà che deve sempre più radicarsi sul territorio e incardinarsi nella storia d’Italia. Non siamo un vecchio partito. Non vogliamo dividere ma unire. Siamo al servizio del popolo italiano e del suo bene comune. Le ambizioni dei singoli non possono prevalere sull’obiettivo di servire il popolo italiano.
Del pari le “correnti” o “componenti” negano la natura stessa del Popolo della Libertà ponendosi in contraddizione con il suo programma stipulato con gli elettori e con chi è stato dagli stessi elettori designato a realizzarlo attraverso il governo della Repubblica.
La Direzione Nazionale del Popolo della Libertà approva quindi le conclusioni politiche del Presidente Silvio Berlusconi e gli conferma il proprio pieno sostegno e la propria profonda gratitudine.

giovedì 22 aprile 2010

PONTINIA, DOPO L'APPROVAZIONE DI ZONA COMMERCIALE ALL'EX HOTEL BOLIVAR, URGE PIANO DEL COMMERCIO COMUNALE, ALTRIMENTI SARA' IL FAR WEST...

Al penultimo Consiglio Comunale (lunedì 12 aprile) tra i punti all’o.d.g. abbiamo discusso quello relativo all’individuazione di aree commerciali di media struttura all’interno del quadrante B del piano delle aree commerciali di Pontinia. Il quadrante B, da non confondere con la zona B del P.R.G. (Piano Regolatore Generale), è quella compresa tra viale Europa, via don Luigi Sturzo, via Migliara 47 e le costruzioni lungo la direttrice di via Trieste.
C’è da premettere che si definisce edificio commerciale di “media struttura di vendita” un locale che sia compreso tra i 250 e i 2500 mq e che il totale di superficie disponibile per Pontinia è 2500 mq.
Non vi sono criteri per l’assegnazione di un’area ad uno o all’altro commerciante, se non il solo criterio cronologico: chi presenta prima la domanda e rispetta i criteri di P.R.G., può realizzare.
Alla luce di queste considerazioni, ho presentato un emendamento in Consiglio Comunale: a) creare all’interno del quadrante B, un sottoquadrante B1 individuato nella zona di espansione di fronte il bar Edo tra via Trieste e via Don Luigi Sturzo al quale destinare l’eventuale realizzazione commerciale. Questo perché è una zona ancora da edificare e quindi progettare con criterio e poi perché lungo via Trieste la viabilità è già fortemente compromessa e quindi non si possono ospitare ulteriori strutture commerciali senza parcheggi. La maggioranza lo ha bocciato, perché intende accogliere la proposta di una società privata che ha presentato, come ha dichiarato il Vicesindaco Luigi Subiaco sulla stampa, un progetto commerciale da realizzare al piano terra dell’ex hotel Bolivar.
A mio avviso però non ci stiamo rendendo conto che a Pontinia si stanno creando troppe zone commerciali senza un criterio generale di studio della città nel suo complesso. Infatti, abbiamo 5000 mq commerciali lungo via del Tavolato, all’interno della zona artigianale, da non computare quindi al calcolo; 500 mq all’ex hotel Bolivar; 1000 mq lungo via Marconi adiacente le scuole medie (unica zona commerciale prevista dal P.R.G.); quindi altri 1000 mq da realizzare all’interno del centro abitato dal primo o primi che li richiederanno. A tutto ciò va aggiunto il progetto del centro commerciale di Mesa.
Credo che la colpa della maggioranza sia quella di non aver creato ancora un Piano del Commercio. Io non sono contrario alla creazione di nuove aree commerciali; ma sono contrario alla creazione irrazionale delle stesse. Io sono per uno sviluppo programmato e progettato del territorio per garantire uguale sviluppo a tutte le zone ed equa concorrenza tra i vari settori commerciali.
Ad esempio: a cosa serviva creare una zona commerciale di 5000 mq all’interno della zona artigianale di via Tavolato? A cosa serviva sopprimere un hotel e creare una zona commerciale al suo posto lungo una via trafficatissima? Questa maggioranza non vuole ascoltare le mie proposte che non sono di negazione, bensì di sviluppo economico non irrazionale ma ragionato ed armonioso. Urge al più presto la trattazione in Consiglio comunale del Piano del Commercio comunale! Altrimenti siamo al Far West…

PONTINIA, TEATRO FELLINI: NULLA DI FATTO, BANDO E TRATTATIVA PRIVATA ENTRAMBI NAUFRAGATI. ERA SOLO UNA SCUSA PER CACCIARE PERNARELLA?

La gestione del Teatro Fellini ha sempre rappresentato una delle poche scelte del Comune che ho condiviso appieno. La gestione del direttore artistico Clemente Pernarella è stata sempre di alto profilo e ha prodotto grande soddisfazione; i risultati ottenuti sono sotto gli occhi di tutti! In Giunta hanno sostenuto di tutto pur di sorreggere la cacciata di Pernarella: hanno addirittura affermato che non andava bene che la maggior parte del pubblico fosse non residente. Perché è stato scelto di porre fine o anche soltanto ridurre questo tipo d’esperienza? Che male c’è se parte degli spettatori sono residenti altrove? Semmai sarà un vantaggio: sarebbe l’unica volta nella quale Pontinia diviene polo di attrazione culturale ed economico.
Successivamente hanno trovato altre scuse: Tombolillo ha parlato infatti, nella sua dichiarazione, di spirito da bonus pater familias… In poche parole, secondo loro, per sostenere la programmazione di Pernarella, servivano troppi soldi e non era eticamente possibile pensare di sostenere un’attività in costante perdita economica. Strano, soprattutto, visti i conti del Teatro e l’esigua somma che veniva destinata. In altre città, per esperienze importanti ma meno impattanti anche a livello di pubblico, vengono spesi molti più soldi. E comunque stiamo parlando di cultura, non di attività marginali.
Hanno forzatamente voluto approvare quel bando che avrebbe portato il teatro a divenire un cine-teatro. Innanzitutto credo che quella sia stata una scelta antistorica perché tutto il mondo va verso le multisale, perché ormai per rientrare dalle spese bisogna giocare sui grandi numeri, e invece a Pontinia si è puntato su una sala, non aperta tutto l’anno, che rimane chiusa addirittura non nel periodo estivo, come tutti gli altri cinema, ma a Natale quando si fanno più soldi, perché in quel periodo l’uso del Teatro spetterà al Comune o agli enti scolastici o associativi che il Comune autorizzerà ad entrarvi. Oltretutto il bando è andato deserto, nessuno ha risposto a quelle richieste tecnicamente e soprattutto economicamente impossibili per un imprenditore privato. Alla luce di questi due eventi, ribadisco che non possiamo permetterci il lusso di svendere un bene come il Fellini dopo averlo pagato, con soldi pubblici, diversi milioni di euro.
Non vorrei pensar a male: non vorrei cioè che ogni scusa, fittizia, sia stata utile pur di cacciare Pernarella… In fin dei conti pare che il nuovo direttore Sparagna prende gli stessi soldi di Pernarella… Quindi?
Allora ho provato, come sempre a trovare una soluzione alternativa, perché odio fare la critica sterile; feci una proposta in commissione capigruppo: perché non si chiede alla Nuova Edilizia Srl se è il caso di inserire una multisala al futuro centro commerciale di Mesa? In questo modo si riporterebbe cultura teatrale nel luogo adatto, si farebbe arrivare il cinema anche a Pontinia e si riporterebbe in auge l’indotto economico favorevole ai commercianti del centro cittadino.

venerdì 16 aprile 2010

PRIMO GIORNO DELLA POLVERINI: LA NEO PRESIDENTE E' ANDATA A MESSA, HA INCONTRATO I DIPENDENTI E HA SISTEMATO IL SUO UFFICIO. POI GLI AUGURI AL PAPA.

(da "Il Messaggero", Roma) - La Messa, poi la benedizione nel suo ufficio e la sistemazione di qualche amuleto sugli scaffali. Ecco il primo giorno da presidente della Regione per Renata Polverini “proclamata” ufficialmente ieri dall’Ufficio elettorale della Corte d’Appello vincitrice delle regionali.
Renata Polverini si è incontrata con alcuni dipendenti della Regione nella piccola cappella della sede regionale di via Cristoforo Colombo. Con lei c'era la madre, la signora Giovanna e la neo eletta consigliera, Isabella Rauti (moglie del sindaco di Roma Gianni Alemanno). La messa è stata officiata da don Achim Schutz, che nella sua omelia ha citato un passo del Vangelo secondo Giovanni con un invito «a coltivare la terra». «Chi riesce ad autoeducarsi - ha detto il cappellano della Regione Lazio - e a contribuire alla formazione del genere umano compie un atto di culto». Dopo la messa Don Achim Schutz ha accompagnato Polverini nel suo nuovo ufficio per la benedizione. Sulla parete dietro la scrivania del presidente è stato affisso il crocifisso che prima si trovava al comitato elettorale di via Imbriani. Intanto sugli scaffali ancora vuoti dello studio di Polverini sono arrivati i primi amuleti: qualche cornetto rosso portafortuna, di quelli che hanno accompagnato il presidente nella sua campagna elettorale.
La giunta? Ne parlerò quando sarà pronta. «Stiamo lavorando molto più di quanto in questi giorni non sia apparso. Non è il caso di dare percentuali, avrei potuto parlarne in tutti questi giorni, non l’ho fatto e non ho intenzione di farlo adesso. Lo farò quando sarà pronta». Così il presidente della Regione Lazio Renata Polverini a margine dell’incontro con i dipendenti dell’Ente, ha risposto a chi le chiedeva in quale percentuale fosse già pronta la giunta regionale.
Fini-Berlusconi? Me ne occuperò dopo. «Appena è finita tutta la procedura di insediamento ovviamente mi occuperò anche di questo. Al momento non sono abbastanza informata». Così la governatrice del Lazio Renata Polverini, a margine di un incontro con i dipendenti della Regione, ha risposto in merito ai contrasti emersi in seno al PdL, tra il premier Silvio Berlusconi e il presidente della Camera Gianfranco Fini, e all’eventualità che quest’ultimo crei gruppi autonomi.
«Il cambiamento dobbiamo farlo insieme. Quello che verrà di buono sarà merito di tutti». Così il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, si è rivolta ai dipendenti della Regione che ha incontrato nella prima giornata dopo il suo insediamento. Rivolgendosi ai lavoratori, che a centinaia sono accorsi per incontrarla, Polverini ha proseguito tra gli applausi: «Per 27 anni ho fatto la sindacalista e ho deciso di iniziare incontrando voi. Io darò il massimo ma vi chiederò il massimo. Dobbiamo, tutti insieme, aprire questa regione, affinché torni nella disponibilità delle persone».
«Non mi chiuderò nelle mie stanze - ha proseguito Polverini - non mi renderò irraggiungibile, ma manterrò il contatto con voi e con i cittadini. Oggi, come tutti i giorni a venire, mangeremo insieme a mensa». Tra gli impegni della giornata, la Polverini continuerà incontrando altri dipendenti regionali in via Cristoforo Colombo e la visita agli edifici che ospitano gli uffici regionali in Via del Giorgione e Via Capitan Bavastro.
Gli impiegati: Marrazzo ci ha fatto vergognare. Dopo lo scandalo che ha travolto l’ex presidente Piero Marrazzo e, «insieme a lui tutta la Regione», sperano in una «svolta» e in una «nuova luce» con la neo-governatrice Renata Polverini. Tra le centinaia di dipendenti della Regione che questa mattina hanno incontrato la presidente sono tanti coloro che, nel primo giorno della “nuova era”, le esprimono fiducia. «Lo scandalo Marrazzo ci ha colpito, anche se rimane un fatto privato - afferma Liviana, una dipendente del dipartimento istituzionale -. Speriamo che la neo presidente mantenga le promesse fatte, anzi sono sicura che lo farà». «Polverini ha fatto un discorso semplice, diretto ed efficace - dice soddisfatta Raffaella, del dipartimento economico -. Lo scandalo Marrazzo ha gettato una brutta luce su tutta l’istituzione, ora speriamo di poter far capire che la Regione non è questo».
«Questa presidente già dal primo giorno ha avuto un approccio diverso da quello di Marrazzo - spiega Micaela - che, benché fosse un politico di sinistra, era molto distante dai dipendenti e aveva creato attorno a lui una specie di cordone sanitario». «Marrazzo ha fatto fare brutta figura a tutti e in 5 anni non ci ha mai incontrati - dice Piero, un altro funzionario -. Lei ha dimostrato di essere diversa, speriamo che mantenga le promesse e faccia pulizia, mandando via i dirigenti inutili».
Gli auguri al Papa. In una giornata così solenne, non poteva mancare un pensiero per il Papa. «Eminenza Reverendissima, la preghiamo far giungere vostro tramite al Santo Padre, i più sinceri voti augurali miei personali e della istituzione da me rappresentata, in occasione dell’ottantatreesimo genetliaco di Sua Santità Benedetto XVI». È quanto scrive il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, in un messaggio inviato al Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Vaticano. «Voglia significare inoltre - prosegue Polverini - la filiale gratitudine per l’opera pastorale ed il sommo magistero che Sua Santità quotidianamente elargisce alla comunità laziale. A Voi, Eminenza Reverendissima, giungano i sentimenti della mia profonda deferenza».

SCIOLTO IL CONSIGLIO COMUNALE DI LATINA, SI DIMETTONO IN 22. ZACCHEO DECADE DALLA CARICA DI SINDACO. ORA IL COMMISSARIO PREFETTIZIO FINO A VOTAZIONI

(da "Il Tempo", Latina). Nella tarda mattinata di ieri, attorno alle ore 13, dodici consiglieri comunali di area FI (Ivano Di Matteo, Enzo Malvaso, Giuseppe Di Rubbo, Nicola Calandrini, Michele Nasso, Gianfranco Antonnicola, Sandro Boccatonda, Mario Giulianelli, Raimondo Tiero, Rino Cecere, Sandro Catani e Domenico Bonanni) si sono recati dal notaio Giuseppe Coppola a via Carducci per rassegnare le dimissioni. Dopo pochi minuti lo stesso passo è stato compiuto da 5 consiglieri del Pd (Maurizio Mansutti, Mauro Visari, Giorgio De Marchis, Fabrizio Mattioli e Antonio Cozzolino) e da 4 del gruppo «Progetto per Latina» (Fabio Cirilli, Maurizio Scalia, Manlio Scalzi e Corrado Lucantonio). Un'operazione non breve, dal momento che l'iter procedurale dal notaio è terminato poco dopo le ore 14. Nel primo pomeriggio sono seguite altre complicazioni. 21 le firme apposte, fino a quel momento. Un numero sufficiente per sfiduciare il sindaco. Ma Maurizio Mansutti decideva di recarsi nell'abitazione del consigliere Giuseppe Campagna, rimasto a casa per via di un'influenza stagionale. Una volta raccolta l'ultima firma, alle ore 15 Mansutti tornava a piazza del Popolo, e con le carte in mano e con gli altri consiglieri dimissionari al seguito varcava il portone del Comune per ultimare le procedure. Altro piccolo scoglio alle 15.10 quando i capigruppo ex FI, Pd e «Progetto per Latina» si sono riuniti nella stanza del presidente del Consiglio Nicola Calandrini per gli ultimi ritocchi sulla documentazione. Una rivisitazione lunga (circa mezz'ora) conclusasi verso le 15.40. L'ostacolo finale è stato rappresentato dalla consegna delle dimissioni al direttore generale Mario Taglialatela. I consiglieri non hanno infatti trovato il dirigente nel suo ufficio. Qualche minuto di panico, poi ecco spuntare il direttore generale dai corridoi del palazzo. Tutti dentro per circa 45 minuti. Poi, alle 16.30 la fine dei giochi.

lunedì 12 aprile 2010

PONTINIA, EX HILME: APPROVATO IN CONSIGLIO LA RIACQUISIZIONE DI UN LOTTO. ORA SI DEVE DECIDERE LA NUOVA DESTINAZIONE URBANISTICA: ECONOMICA O SOCIALE

Il discorso sull’insediamento industriale della ex Hilme va affrontato con calma e molta riflessione.
Innanzitutto occorre ricordare che sullo scadere degli anni’ 50, l’allora Consiglio Comunale approvò di regalare il terreno all’imprenditore privato, che in cambio avrebbe creato nuovi posti di lavoro e quindi ricchezza locale.
Con il passare degli anni, gli imprenditori si sono susseguiti e le società commerciali con essi, fino ad arrivare ai primi tagli al personale e purtroppo alla completa chiusura dello stabilimento.
Ora il Comune, per riprendere il controllo di tutto o di una parte del lotto, dovrà sborsare soldi e rispondere all’asta fallimentare. L’operazione ammonta a circa 500.000 euro complessivi (base d’asta, rilancio legale di 30.000 euro, tasse e imposte, smaltimento fanghi chimici presenti nei capannoni, messa in sicurezza).
Quindi prima di spendere mezzo milione di euro occorre riflettere bene: cosa vogliamo fare di quell’area? Vogliamo sprecare questa somma dei cittadini o reinvestirla per il bene della collettività di Pontinia?
Attualmente l’area, secondo Piano Regolatore Generale, ha indirizzo industriale. Ma sappiamo bene tutti che un Ente Pubblico non può mettersi a fare l’industriale e nemmeno l’imprenditore. Quindi se non possiamo ricreare nuovi posti di lavoro, allora la mia proposta è quella di approvare in Consiglio una variante al P.R.G. per cambiare la destinazione d’uso e quindi realizzare le condizioni per diminuire le spese delle famiglie: possiamo creare o un Farmer Market dove si attua il kilometro zero famiglie-coltivatori per comperare i prodotti agroalimentari a basso prezzo, sostenere l’economia agricola e la qualità del prodotto. Se proprio non si potrà attuare questo tipo di attività, allora largo spazio ad un polo civile e sociale: uno stabile per costituire una Comunità giovanile e magari al di sopra degli appartamenti popolari per le famiglie bisognose.
Questi sono i miei progetti, questi sono i progetti di chi non vuol fare solo opposizione, bensì proposizione di progetti per il bene della collettività e di Pontinia. Fin’ora ho partecipato attivamente all’attività del Comune e intendo continuare a farlo a pieno regime; anche se la maggioranza non l’ho sostenuta, il cittadino e le sue esigenze prima di ogni cosa!