lunedì 24 settembre 2007

L'ITALIA CHE VERRA'



L'incontro con l'ON. GIORGIA MELONI vicepresidente della Camera dei Deputati è stato fantastico e sono state dibattute molte tematiche tra cui: famiglia e di.co. - immigrazione - sicurezza - antipolitica - giovani e donne in politica. All'inizio il convegno è stato aperto sulle note dell'Inno di Mameli e successivamente il consigliere comunale TORELLI ha salutato gli oltre 100 spettatori ringraziandoli per la loro disponibilità ed ha introdotto gli ospiti a partire dall'On. Meloni e seguendo con il Presidente Provinciale di A.N. Fabio BIANCHI, il Dirigente Regionale Giovanni DI GIORGI e il Presidente Provinciale di Azione Giovani Nicola PROCACCINI. Tutti hanno rivolto i loro saluti ringraziando l'organizzatore dell'evento, Paolo Torelli, per il lavoro svolto finora nel partito, come consigliere capogruppo, e nell'organizzazione giovanile come dirigente provinciale. Il dibattito è iniziato attraverso l'introduzione degli argomenti da parte del consigliere Torelli che presentava i problemi o comunque descriveva gli argomenti e poi rivolgeva le domande all'On. Meloni la quale ha esposto eccellentemente tutte le sue opinioni infiammando la platea che rispondeva con numerosi applausi. In sintesi Giorgia Meloni ha sancito l'esigenza di proclamare la centralità della famiglia attraverso leggi e decreti organici che riconoscano aiuti economici alle famiglie italiane che intendono procreare e riconoscendo sgravi fiscali in maggior specie su imposte come l'I.C.I. a quelle famiglie definite "giovani". In merito all'immigrazione l'On. ha ribadito la doverosità di favorire una reale convivenza ed integrazione degli stranieri nel tessuto sociale italiano, perchè solo chi ama e rispetta veramente l'Italia e le sue leggi e costumi può essere accolto nella nostra Nazione. In tema di sicurezza si è dibattuto circa il dovere da parte delle istituzioni di ridonare la tranquillità ai cittadini che purtroppo si sentono sempre più abbandonati e indifesi da parte dello Stato. Inoltre si è ammonita la scelta di votare l'indulto, che Alleanza Nazionale ha votato contro in Parlamento, poichè i casi di recidiva registrati in questi mesi sono davvero molti e quindi si aumentata la criminalità in Italia e non si è riuscito nemmeno a risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri e dell'eccessiva spesa pubblica per la manutenzione perchè molti delinquenti sono stati reintrodotti. In conclusione si è parlato dell'esigenza di dare una risposta al richiamo di Beppe Grillo circa l'antipolitica: la risposta ad un periodo di flessione non può essere l'antipolitica e la criminizzazione di ogni politico o Governo, bensì occorre rispondere attraverso la "buona politica" e l'esempio migliore è proprio Giorgia Meloni che ha rifiutato all'auto blu e a tutti i privilegi correlati alla carica di Vicepresidente della Camera (guardia del corpo, autista, alloggio gratuito...). Arrivati ai saluti il gruppo consiliare di AN, composto dai consiglieri Torelli e Di Trapano, ha donato un omaggio floreale a Giorgia Meloni ringraziandola per la presenza e per l'eccezionale operato da deputata e da Presidente Nazionale del movimento Azione Giovani. E' stata la volta poi di Fabio Bianchi e di Giovanni Di Giorgi ai quali il capogruppo di A.N. a Pontinia Torelli ha chiesto di fare una sintesi di tutti i temi affrontati calando anche la discussione in ambiti locali. In seconda analisi si è parlato di politiche sociali con due assessori proprio con deleghe a questo settore: il sociale deve essere il faro delle politiche di un'amministrazione perchè solo così si possono allevare bravi italiani ed aiutare i più bisognosi affinchè il tasso di civiltà possa essere il maggiore possibile. Nel saluto finale il capogruppo di AN a Pontinia, Paolo Torelli, ha esposto sinteticamente il lavoro finora svolto dal partito nel territorio pontiniano ed ha invitato tutti i cittadini a partecipare alla manifestazione del 13 ottobre a Roma ai Fori Imperiali - Colosseo; saranno messi a disposizione dei pulman da parte della federazione pontina ed uno partirà proprio da Pontinia.

domenica 23 settembre 2007

A.N. e A.G. - PARTE 1 PULMAN DA PONTINIA


Sabato 13 Ottobre a Roma grande manifestazione organizzata da Alleanza Nazionale contro il Governo Prodi sempre più agonizzante e contraddittorio...
Ovviamente non possiamo mancare noi giovani per rendere la giornata anche divertente e goliardica... stiamo preparando striscioni, stendardi e qualsiasi cosa che colori la piazza...
Partirà un PULMAN DA PONTINIA insieme ai militanti di AN del nostro circolo.
Il presidente di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini, ha annunciato che il 13 ottobre Alleanza Nazionale sarà in piazza per la "SICUREZZA" ma anche per un "FISCO GIUSTO" contro "l'oppressione fiscale del governo". "Diamo appuntamento a tutti in piazza a Roma il 13 ottobre - ha detto il leader di An in una recente intervista - per un fisco giusto e per la sicurezza del cittadino. Alleanza nazionale farà la sua parte".

lunedì 17 settembre 2007

A.G. ATREJU 2007 - TESTIMONIANZE (Tenzin Samphel Kayta): POPOLO TIBETANO


Nel 1949 l'Esercito di Liberazione Popolare cinese entrò in Tibet con armi sofisticate frantumando l'esercito tibetano, quasi esclusivamente cerimoniale, pacifico "attrezzato con armi pacifiche". Nel 1951 venne firmato un trattato di pace sotto la pressione cinese. Poiché alcune riforme del nuovo governo, tra le quali quella di una redistribuzione delle terre, sarebbero risultate impopolari, queste vennero proposte solo nelle regioni più periferiche del Kham orientale e nell'Amdo. Qui, nel 1959, con il supporto della CIA, venne organizzata una rivolta che venne stroncata provocando decine di migliaia di morti. Tenzin Gyatso (XIV Dalai Lama) e altri funzionari del governo si esiliarono in India, ma sparuti gruppi di resistenza continuarono la lotta in patria fino al 1969. Nel 1965 venne creata la Regione Autonoma del Tibet.Durante la Grande rivoluzione culturale, i cinesi organizzarono campagne di vandalismo contro monasteri e siti simbolo della cultura tibetana. Dal 1950 venne distrutta la quasi totalità dei monasteri, oltre 6.000, di cui molti secolari. Circa 1.200.000 tibetani vennero uccisi. Si tratta comunque di stime in quanto non furono diffusi rapporti ufficiali e i tibetani non erano in grado di potere verificare con esattezza il numero. Anche gli arrestati furono molte migliaia poichè è stato introdotto il reato di essere tibetano e di possedere foto del Dalai Lama in casa! Anche ad oggi si contano tibetani, soprattutto monaci e monache, nelle carceri cinesi per reati politici legati alla richiesta di indipendenza.Il Governo tibetano in esilio denuncia la volontà del Governo Cinese di cancellare definitivamente la cultura del Tibet con la repressione, da una parte, e con una propaganda martellante sui mass media e per le strade. Inoltre le scuole non possono insegnare il tibetano oltre ad una certa età, mentre rimane il cinese la lingua ufficiale.Anche il Dalai Lama, in esilio, ormai non richiede più l'indipendenza del Tibet, ma una vera AUTONOMIA che possa preservare ciò che è rimasto della sua cultura e che possa garantire ai tibetani i diritti umani fondamentali.
ONORE al Popolo Tibetano che si è rifiutato di usare la violenza e di ricercare l'indipendenza, chiedendo l'autonomia purchè sia preservata L'IDENTITA' del POPOLO TIBETANO e la LIBERTA' DI CULTO!!!

A.G. ATREJU 2007 - TESTIMONIANZE (Fatima Mahfdud): IL POPOLO SAHARAWI


Il popolo saharawi ("sahariano", dalla parola araba sahra, ossia "Sahara") è costituito dai gruppi tribali tradizionalmente residenti nelle zone del Sahara Occidentale gravitanti sul Sāqiyat al-hamra e sul Wadi al-dhahab (Río de Oro) che, già nel corso della dominazione della Spagna, avevano cominciato negli anni trenta a reclamare la loro indipendenza. Sull'area, ricca di fosfati e altri minerali preziosi avanzava però pretese anche il Marocco e fu per questo che le popolazioni della regione hanno conosciuto grandi difficoltà per realizzare le loro ambizioni e vedersi riconosciuti su un piano internazionale e persino inter-arabo. Le tribù sembra discendano da due gruppi insediatisi nell'area fin dall'epoca delle prime conquiste islamiche, alla fine del VII secolo d.C.. Esse rivendicano un'ascendenza araba, per dimostrare la quale fanno riferimento al loro dialetto, definito Hassāniyya, un idioma parlato anche nella confinante Mauritania e nell'Algeria, caratterizzato da un impianto strutturalmente arabo.
Il 14 dicembre 1960 l'O.N.U. votò una risoluzione con la quale si riconosceva il DIRITTO ALL'INDIPENDENZA per le popolazioni dei paesi colonizzati. Nel 1963 il Sahara Occidentale fu incluso dalle stesse Nazioni Unite nell'elenco dei paesi da decolonizzare e nel dicembre di due anni dopo l'Assemblea Generale riaffermò il diritto all'indipendenza del popolo sahrawi, invitando la Spagna a metter fine alla sua occupazione coloniale dell'area.Nel 1966 l'ONU ratificò l'atto di "autodeterminazione" del popolo sahrawi. Il 10 maggio 1973 il Polisario (Frente Popular de Liberación de Saguia el Hamra y Río de Oro) organizza il suo primo congresso di fondazione e la Spagna, l'anno seguente, compie un "censimento" della popolazione del Sahara Occidentale, atto necessario per organizzare il REFERENDUM. Il risultato indica la presenza nella regione di 74.902 persone e il 20 agosto 1974 la Spagna annunciò il suo parere favorevole per l'effettuazione del referendum di autodeterminazione del popolo sahrawi. Tuttavia, ai primi del 1975, il re del Marocco Hassan II espresse la sua totale opposizione all'indipendenza del paese, malgrado il 12 maggio 1975 una missione dell'ONU recatasi in visita nei territori del Sahara Occidentale, riconfermasse il diritto all'autodeterminazione del popolo sahrawi, riconoscendo di fatto il Polisario che, già da qualche mese, aveva cominciato ad effettuare operazioni di guerriglia contro la Spagna.
Il 31 ottobre 1975 il Marocco entrò con un esercito di 25.000 uomini nella zona contigua ai suoi confini con il Sahara Occidentale mentre la Spagna cominciò lo sgombero delle aree sotto il proprio controllo. Il 6 novembre 1975 re Hasan II fece organizzare la "marcia verde" con cui 350 mila Marocchini entrarono nel Sahara Occidentale per vanificare l'eventuale referendum e per porre le basi di una definitiva appropriazione dei territori sahariani occidentali, malgrado il 2 novembre dello stesso anno la Spagna confermasse il proprio impegno a rispettare l'autodeterminazione del popolo sahrawi. Di fatto, però, la Spagna giunse segretamente a un accordo con Marocco e Mauritania per la spartizione del paese conteso in cui le forze sahrawi iniziavano un'azione di resistenza armata, non del tutto documentabile, contro il Marocco e la Mauritania, che portò anche all'uso di bombe al napalm da parte marocchina contro insediamenti sahrawi. La resistenza dette allora vita nel 1976 alla REPUBBLICA DEMOCRATICA ARABA dei SAHARAWI, RASD. Nel 1979 la Mauritania firmò un accordo separato di pace, riconoscendo la RASD, lasciando gli oneri del conflitto in corso al solo Marocco che invase il restante territorio del Sahara Occidentale, costringendo all'esodo numerosi combattenti e famiglie sahrawi che trovarono rifugio in Algeria, tra l'altro nell'oasi di Tindūf.Nel 1991, con il conseguimento di un cessate il fuoco, l’ONU inviò in missione nel Sahara occidentale una delegazione col compito di vigilare sulla tregua e organizzare il previsto (e mai tenuto) referendum.Nel 2003 James Baker, inviato speciale delle Nazioni Unite, propose un piano in 2 fasi, che, dopo una transizione di 5 anni in cui il Marocco e il Sahara Occidentale avrebbero governato insieme nei territori occupati, sarebbe dovuto culminare con il referendum, ma il piano non trovò il favore del Marocco. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha prorogato fino al 2004 il mandato della Missione in attesa di un ripensamento da parte del Marocco. Nell'ultima seduta delle Nazioni Unite che si è tenuta il 31 Ottobre del 2006 è stata votata una risoluzione che proroga la missione MINURSO fino al 31 Aprile 2007, ma la soluzione continua ad essere una mera speranza.
In tutto ciò il popolo Saharawi HA RIFIUTATO L'USO DEL TERRORISMO E DELL'OFFESA!!! ONORE AL POPOLO SAHARAWI!!!

martedì 11 settembre 2007

LA SICUREZZA E' LA VERA VIRTU' DI UNA NAZIONE


Da sempre il tema della sicurezza è stato un argomento di primaria importanza perché dove c’è sicurezza e dove c’è serenità, allora c’è un Popolo che lavora, con le braccia o con la mente, affinché la propria Nazione possa crescere e progredire. Dopo l'11 settembre 2001 il mantenimento di un alto livello di sicurezza per i cittadini è divenuto ancor più essenziale e sentito.
Innanzitutto occorrono maggiori investimenti in sicurezza ed una spesa che finanzi i corpi preposti a svolgere funzioni di Pubblica Sicurezza e che consenta loro di poterla svolgere; il Governo Prodi ha tagliato addirittura i fondi per fare rifornimento ai mezzi dei corpi dello Stato! Occorre mantenere in vita il coordinamento della Protezione Civile istituito attraverso la prima riforma del governo Berlusconi con il d.l. 343/2001; la riforma assicura, attraverso il ruolo di alto indirizzo e coordinamento del Dipartimento della protezione civile, il coordinamento operativo delle tante strutture e di un complesso sistema di competenze e di responsabilità in un campo di rilevanza primaria per gli interessi del Paese.
Una società che è minacciata alle radici non può avere un futuro roseo ed è per questo che bisogna incrementare la tutela dei minori sempre più minacciati da reati di sfruttamento, violenza fisica o sessuale: li vediamo costretti a fare l’elemosina e a consegnare i soldi, pena le botte, ai loro aguzzini. E' in crescita purtroppo anche il fenomeno degli abusi sessuali sui minori compiuti spesso da persone di loro conoscenza, nella maggior parte dei casi familiari. E il fenomeno si diffonde sempre di più anche su Internet e attraverso la vergognosa giornata del “love boy day” che dovrebbe essere censurata con fermezza. In alcuni casi per fortuna rari, ma raccapriccianti le violenze sono tali da arrivare perfino ad uccidere le piccole vittime.
La sicurezza moltissime volte è messa a repentaglio da comportamenti irresponsabili o assolutamente inaccettabili da parte di stranieri che non accettano di rispettare l’Italia e le sue leggi perché rispettosi solo delle loro regole religiose o consuetudinarie. Un caso emblematico è la tragica morte della ragazza pakistana Hina, uccisa da suo padre, islamico, perché lui “non voleva che diventasse come le ragazze occidentali; le aveva chiesto di cambiare vita, ma lei non voleva”. Suo padre, fermo alle leggi religiose della Shari’a contenute nel Corano, l’ha uccisa quando la figlia con le valigie pronte gli aveva detto che la sua scelta definitiva era quella di convivere con il suo fidanzato italiano chiaramente non islamico. Dopo averla uccisa, padre e zio hanno calato il corpo della giovane ventenne dalla finestra e l’hanno sotterrato con il volto rivolto verso la Mecca compiendo quindi un reato di omicidio aggravato dal legame di parentela e uno di occultamento di cadavere. La Patria va rispettata e onorata rispettando le leggi, gli usi e i costumi locali. Questo non vuol dire “predicare odio razziale”, anzi noi dobbiamo saper accettare l’integrazione dello straniero nella nostra società, soprattutto se questo è un lavoratore che contribuisce alla produzione interna e rispettoso delle nostre leggi. Ma lo straniero deve sapere che da noi ci sono delle regole derivanti da molti ambiti e soprattutto un patrimonio culturale storico che va rispettato senza nemmeno pensare di poterlo oltraggiare; è fondamentale inoltre uno straniero impari la lingua italiana e si inoltri nella società e nella quotidianità della nostra vita.
Il reato più invasivo della sensibilità di una persona è il furto in abitazione, a causa del quale l’ISTA rivela che 1 italiano su 2 vive nella paura e 1 su 4 non esce la sera. Occorre ridonare la gioia di vivere e di essere Italiani, cosa che non sta facendo il Governo Prodi che continua a mostrare un certa refrattarietà nei confronti della sicurezza degli italiani nella loro Italia. In tal senso invece è stata miracolosa la scelta di istituire la figura del cosiddetto poliziotto di quartiere grazie al quale sono notevolmente diminuiti furti, rapine e borseggi.
Un fenomeno che certo non aiuta a fronteggiare la criminalità diffusa è l’immigrazione clandestina che, dati forniti dal Ministero dell’Interno, ha una fortissima incidenza sulla delittuosità complessiva dei reati: su un totale di 611.000 persone complessivamente arrestate o denunciate in Italia nel 2004, il 28,12 % era costituito da clandestini! Invece la quantità di reati ascritti a immigrati regolari è quasi irrilevante. La sinistra dimostra sempre più un certo affetto nei confronti degli immigrati fino al punto di voler combattere il fenomeno del basso tasso delle natalità con l’introduzione di migliaia di immigrati! Il Governo di centro-destra invece attraverso la legge Fini-Bossi ha dimostrato il coraggio a regolare una tematica così difficile e delicata. Con tale legge entra in Italia solo lo straniero che ha già in tasca un contratto di lavoro, il permesso di soggiorno dura solo 2 anni nei quali se non si acquisisce un contratto di lavoro si diviene irregolari e quindi si viene rimpatriati, chi rientra in Italia dopo esser stato espulso commette un reato e quindi viene arrestato, si dà mandato al Consiglio dei Ministri di regolare le “quote flussi” cioè il numero di extracomunitari che possono entrare in Italia.
Credo fermamente nel principio della certezza della pena; il fatto che chi venga arrestato, spesso sia messo in libertà dopo pochi mesi, è veramente insopportabile e dà tanta insicurezza ai cittadini che non si sentono protetti. E nell'ambiente delle forze di polizia crea irritazione per il lavoro che era stato fatto. Ribadiamo il nostro NO all’amnistia e all’indulto a favore di chi ha commesso determinati reati ritenuti socialmente pericolosi o inaccettabili, come l’omicidio, la pedofilia, l’abuso sessuale. Inoltre vanno incrementate le pene contro i recidivi.
La figura della donna va protetta maggiormente soprattutto dalla violenza sessuale attraverso la costituzione di una legge ad hoc.
Infine deve essere mantenuto l’istituto della legittima difesa normato in modo efficace per la prima volta dal Governo Berlusconi attraverso la Legge 59 del 2006 che ha previsto la non punibilità di chi usa un'arma legittimamente detenuta contro il soggetto che ha violato il privato domicilio per difendere la propria o altrui incolumità oppure i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione; la disposizione si applica anche nel caso in cui il fatto sia avvenuto all'interno di ogni altro luogo ove venga esercitata un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale.

domenica 2 settembre 2007

L'ITALIA BRUCIA: OCCORRE PIU' PREVENZIONE E REPRESSIONE


In questa estate sono andate a fuoco centinaia di ettari di vegetazione e con essa tutto il patrimonio faunistico e gli ecosistemi creatisi. È una vera piaga se si considera che il Verde, celebrato anche nel nostro Tricolore, è una caratteristica tipica dell’Italia e una fonte di purezza che contrasta il crescente inquinamento tipico di questi ultimi anni di eccessivo degrado.
Molti incendi sono di tipo doloso perché chi li appicca ha interesse a creare una distesa per il pascolo o una radura dove chiedere una variante al p.r.g. per la costituzione di villaggi turistici; lo testimoniano le perizie degli ingegneri dei VV.FF e le numerose taniche di benzina trovate a margine delle zone incendiate.
Ma purtroppo si apprende anche che in molti casi i focolai interessano zone di vegetazione abbandonate; la legge quadro in materia di incendi boschivi (legge 353/2000) dispone che i Comuni devono censire annualmente, tramite apposito catasto, i terreni percorsi dal fuoco, avvalendosi anche dei rilievi del C.F.d.S., in modo da applicare con esattezza i vincoli previsti, che vanno dal divieto di esercitare la caccia o la pastorizia, al divieto di modificare la destinazione d’uso dell’area per 15 anni, all’impossibilità di realizzare edifici.
Purtroppo diversi di questi incendi provocano anche devastazioni di piccoli centri abitati e a volte la morte di cittadini innocenti.
L’art. 423 bis c.p. stabilisce che “chiunque cagiona un incendio su boschi, selve o foreste ovvero su vivai forestali destinati al rimboschimento, propri o altrui, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni”.
Per contrastare tale disastro culturale ed ambientale occorre che:
- sia svolto un lavoro di prevenzione e di educazione delle giovani generazioni affinché il verde sia apprezzato e rispettato;
- i Prefetti obblighino i sindaci inadempienti a realizzare i catasti e le mappature delle zone incendiate e di quelle potenzialmente incendiabili;
- che siano istituite dal Ministero dell’ambiente e da ogni Giunta Regionale delle taglie da conferire a chi collabori alla cattura dei piromani al fine di coadiuvare il prezioso lavoro delle forze dell’ordine e l’individuazione e la cattura di veri e propri delinquenti che molte volte sono membri di organizzazioni criminali;
- che siano applicate con fermezza le pene già previste dalle leggi penali italiane e che siano disposte obbligatoriamente le misure cautelari perché è impensabile che i piromani siano immediatamente scarcerati e stiano a piede libero in attesa di processo.