martedì 11 settembre 2007

LA SICUREZZA E' LA VERA VIRTU' DI UNA NAZIONE


Da sempre il tema della sicurezza è stato un argomento di primaria importanza perché dove c’è sicurezza e dove c’è serenità, allora c’è un Popolo che lavora, con le braccia o con la mente, affinché la propria Nazione possa crescere e progredire. Dopo l'11 settembre 2001 il mantenimento di un alto livello di sicurezza per i cittadini è divenuto ancor più essenziale e sentito.
Innanzitutto occorrono maggiori investimenti in sicurezza ed una spesa che finanzi i corpi preposti a svolgere funzioni di Pubblica Sicurezza e che consenta loro di poterla svolgere; il Governo Prodi ha tagliato addirittura i fondi per fare rifornimento ai mezzi dei corpi dello Stato! Occorre mantenere in vita il coordinamento della Protezione Civile istituito attraverso la prima riforma del governo Berlusconi con il d.l. 343/2001; la riforma assicura, attraverso il ruolo di alto indirizzo e coordinamento del Dipartimento della protezione civile, il coordinamento operativo delle tante strutture e di un complesso sistema di competenze e di responsabilità in un campo di rilevanza primaria per gli interessi del Paese.
Una società che è minacciata alle radici non può avere un futuro roseo ed è per questo che bisogna incrementare la tutela dei minori sempre più minacciati da reati di sfruttamento, violenza fisica o sessuale: li vediamo costretti a fare l’elemosina e a consegnare i soldi, pena le botte, ai loro aguzzini. E' in crescita purtroppo anche il fenomeno degli abusi sessuali sui minori compiuti spesso da persone di loro conoscenza, nella maggior parte dei casi familiari. E il fenomeno si diffonde sempre di più anche su Internet e attraverso la vergognosa giornata del “love boy day” che dovrebbe essere censurata con fermezza. In alcuni casi per fortuna rari, ma raccapriccianti le violenze sono tali da arrivare perfino ad uccidere le piccole vittime.
La sicurezza moltissime volte è messa a repentaglio da comportamenti irresponsabili o assolutamente inaccettabili da parte di stranieri che non accettano di rispettare l’Italia e le sue leggi perché rispettosi solo delle loro regole religiose o consuetudinarie. Un caso emblematico è la tragica morte della ragazza pakistana Hina, uccisa da suo padre, islamico, perché lui “non voleva che diventasse come le ragazze occidentali; le aveva chiesto di cambiare vita, ma lei non voleva”. Suo padre, fermo alle leggi religiose della Shari’a contenute nel Corano, l’ha uccisa quando la figlia con le valigie pronte gli aveva detto che la sua scelta definitiva era quella di convivere con il suo fidanzato italiano chiaramente non islamico. Dopo averla uccisa, padre e zio hanno calato il corpo della giovane ventenne dalla finestra e l’hanno sotterrato con il volto rivolto verso la Mecca compiendo quindi un reato di omicidio aggravato dal legame di parentela e uno di occultamento di cadavere. La Patria va rispettata e onorata rispettando le leggi, gli usi e i costumi locali. Questo non vuol dire “predicare odio razziale”, anzi noi dobbiamo saper accettare l’integrazione dello straniero nella nostra società, soprattutto se questo è un lavoratore che contribuisce alla produzione interna e rispettoso delle nostre leggi. Ma lo straniero deve sapere che da noi ci sono delle regole derivanti da molti ambiti e soprattutto un patrimonio culturale storico che va rispettato senza nemmeno pensare di poterlo oltraggiare; è fondamentale inoltre uno straniero impari la lingua italiana e si inoltri nella società e nella quotidianità della nostra vita.
Il reato più invasivo della sensibilità di una persona è il furto in abitazione, a causa del quale l’ISTA rivela che 1 italiano su 2 vive nella paura e 1 su 4 non esce la sera. Occorre ridonare la gioia di vivere e di essere Italiani, cosa che non sta facendo il Governo Prodi che continua a mostrare un certa refrattarietà nei confronti della sicurezza degli italiani nella loro Italia. In tal senso invece è stata miracolosa la scelta di istituire la figura del cosiddetto poliziotto di quartiere grazie al quale sono notevolmente diminuiti furti, rapine e borseggi.
Un fenomeno che certo non aiuta a fronteggiare la criminalità diffusa è l’immigrazione clandestina che, dati forniti dal Ministero dell’Interno, ha una fortissima incidenza sulla delittuosità complessiva dei reati: su un totale di 611.000 persone complessivamente arrestate o denunciate in Italia nel 2004, il 28,12 % era costituito da clandestini! Invece la quantità di reati ascritti a immigrati regolari è quasi irrilevante. La sinistra dimostra sempre più un certo affetto nei confronti degli immigrati fino al punto di voler combattere il fenomeno del basso tasso delle natalità con l’introduzione di migliaia di immigrati! Il Governo di centro-destra invece attraverso la legge Fini-Bossi ha dimostrato il coraggio a regolare una tematica così difficile e delicata. Con tale legge entra in Italia solo lo straniero che ha già in tasca un contratto di lavoro, il permesso di soggiorno dura solo 2 anni nei quali se non si acquisisce un contratto di lavoro si diviene irregolari e quindi si viene rimpatriati, chi rientra in Italia dopo esser stato espulso commette un reato e quindi viene arrestato, si dà mandato al Consiglio dei Ministri di regolare le “quote flussi” cioè il numero di extracomunitari che possono entrare in Italia.
Credo fermamente nel principio della certezza della pena; il fatto che chi venga arrestato, spesso sia messo in libertà dopo pochi mesi, è veramente insopportabile e dà tanta insicurezza ai cittadini che non si sentono protetti. E nell'ambiente delle forze di polizia crea irritazione per il lavoro che era stato fatto. Ribadiamo il nostro NO all’amnistia e all’indulto a favore di chi ha commesso determinati reati ritenuti socialmente pericolosi o inaccettabili, come l’omicidio, la pedofilia, l’abuso sessuale. Inoltre vanno incrementate le pene contro i recidivi.
La figura della donna va protetta maggiormente soprattutto dalla violenza sessuale attraverso la costituzione di una legge ad hoc.
Infine deve essere mantenuto l’istituto della legittima difesa normato in modo efficace per la prima volta dal Governo Berlusconi attraverso la Legge 59 del 2006 che ha previsto la non punibilità di chi usa un'arma legittimamente detenuta contro il soggetto che ha violato il privato domicilio per difendere la propria o altrui incolumità oppure i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione; la disposizione si applica anche nel caso in cui il fatto sia avvenuto all'interno di ogni altro luogo ove venga esercitata un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale.

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