mercoledì 3 settembre 2008

CRISI SETTORE BUFALINO PROVINCIALE: COMUNE E REGIONE ASSENTI MENTRE I CASEIFICI PORTANO ALLA CHIUSURA LE AZIENDE PRODUTTRICI DI LATTE


Il comparto zootecnico provinciale bufalino sta attraversando un momento di gravissima difficoltà, situazione tra l’altro emersa in tutta la sua gravità durante le numerose riunioni assembleari promosse dal sottoscritto e dai comuni di Pontinia e limitrofi.
L’intero sistema bufalino della provincia di Latina conta un giro di affari che coinvolge in totale circa 15.000 persone: sono infatti circa 850 le famiglie titolari di un’azienda agricola produttrici di latte bufalino; 20 le famiglie titolari di caseifici di medie dimensioni; 4000 i lavoratori dipendenti presso le aziende e 3000 i dipendenti di caseifici. Si devono poi considerare tutte le famiglie titolari, e i lavoratori dipendenti, delle ditte che orbitano in tale sistema come produttrici di mangimi, foraggi, mais, materie prime, gasolio, gas, prodotti farmaceutici, prodotti tecnici per sale mungiture, trattori…
I capi bufalini totali della zona pontina sono circa 40.000, mentre quelli dell’area ciociara sono circa 20.000.
La vendita e la commercializzazione di animali “da vita” (animali giovanissimi e giovani per la riproduzione e l’accoppiamento e la successiva produzione di latte) è completamente bloccata, arrecando degli aggravi economici a quelle aziende che impostavano in tal modo la strategia d’impresa.
Gli allevatori sono alle prese da un lato con un forte incremento dei costi produttivi (gasolio, concimi, mangimi, alimentazione, in particolare mais e fieno aumentati del 50%…) con un’incidenza media del 40%, dall’altro da un mercato del latte tendente, in modo ingiustificato, al ribasso del livello dei prezzi al produttore e al rialzo del prezzo al consumatore (addirittura arrivano in questi giorni gli avvisi di disdetta del contratto di acquisto del latte da parte dei caseifici in modo unilaterale con decorrenza 15-20 settembre 2008!).
Un capo bufalino “da latte” costa mediamente 4,50 € al giorno ed ha un’incidenza sul valore capitale dell’azienda di circa 4000 € l’anno (attrezzature per la mungitura, farmaci, alimentazione…). I proventi dalla vendita di bestiame sono in questo periodo pari a zero e quelli dalla vendita di latte sono ormai insufficienti per arrivare al pareggio di bilancio.
Nel miglior delle ipotesi, numerosi allevatori della nostra Provincia si sono visti recapitare al proprio domicilio, da parte dei gestori dei centri di lavorazione e commercializzazione e dalle industrie di trasformazione di riferimento del comparto, missive nelle quali si prospetta la volontà unilaterale e priva di qualsiasi confronto di ritirare il prodotto senza un prezzo definito oppure ad un livello di prezzo fortemente ribassato (almeno del 30%).
Il latte è un prodotto fortemente deperibile che va necessariamente allontanato dall’azienda zootecnica quotidianamente per cui gli allevatori sono messi nelle condizioni di dovere accettare “supinamente” queste condizioni.
Considerato che, perdurando tale situazione, è prevedibile che il comparto bufalino sia avviato alla completa dismissione essendo moltissime aziende zootecniche “appesantite” finanziariamente a causa degli investimenti effettuati negli ultimi anni per fronteggiare la normativa comunitaria e un mercato sempre più esigente in termini di qualità di prodotto e di processo.
Tale dismissione provocherebbe gravi ripercussioni sull’intera economia provinciale con drammatiche conseguenze anche sotto l’aspetto sociale.
Inoltre c’è sentore che il livello di crescente tensione nel settore possa sfociare in manifestazioni scomposte con implicazione di ordine pubblico.
La bufala è un animale che per leggi biologiche tende a partorire in autunno e quindi a produrre maggior latte nel periodo invernale (periodo però di minor consumo di mozzarelle) determinando un surplus di produzione di latte e facendo scaturire la scelta, da parte dei caseifici, di congelare il latte o la pasta lavorata eccedenti per poi utilizzarla in estate, assieme al latte fresco, quando i consumi sono notevolmente superiori (turismo ed enogastronomia estiva). Negli anni passati, questa prassi normale vedeva i caseifici utilizzare il latte e la pasta lavorata congelati precedentemente, nel mese di aprile e terminare queste scorte. Adesso invece nei congelatori è ancora presente questa pasta facendo presumere che tale latte non può essere solo proveniente da questa zona (descritta nel regolamento CEE istitutivo del DOP bufalino) ma anche dall’estero.
Si possono avere delle soluzioni di impatto immediato come degli aiuti economici o sgravi fiscali, e delle soluzioni a medio termine come l’istituzione di controlli nazionali e locali della reale quantità di latte congelato posseduta, o delle leggi istitutive del “prezzo minimo” del costo del latte aziendale o del costo del prodotto al bancone per il consumatore. Infatti se coloro che producono mozzarella di bufala con altro latte riescono a vendere le mozzarelle a 6,00 € al Kg, coloro che sono onesti devono per forza avvicinarsi a tale prezzo creando così una spirale vorticosa a ribasso facendo crollare la qualità e favorendo la ricerca di latte non bufalino per produrre prodotti denominati però “bufalini”. Si potrebbe altrimenti creare un meccanismo di “proporzionalità bloccata” tra il prezzo del latte aziendale e quello dei prodotti al bancone.
Queste scelte spettano soprattutto per legge alle Regioni: l’assessore all’agricoltura della Campania, Cozzolino, si sta occupando di tali problemi e sta provvedendo a trovare diverse soluzioni, anche di tipo economico. L’assessore regionale del Lazio, Valentini (stesso orientamento politico del collega campano, PD), invece sta letteralmente sottovalutando l’intero problema. Gli stessi Sindaci della zona dovrebbero “sollecitare” l’assessore Valentini ma purtroppo non vogliono adempiere ai loro compiti istituzionali di rappresentanza di tutte le realtà che compongono il loro territorio evidentemente, in particolar modo il Sindaco Tombolillo!!!La Regione si deve far carico di trovare una via economica o tecnico-sanitaria per far smaltire le eccedenze congelate e poter far ripartire l’economia dei caseifici in modo tale da far cessare questo ingiustificato ed antigiuridico ribasso del prezzo del latte alle aziende produttrici o addirittura la risoluzione unilaterale del contratto di fornitura.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

come si fanno a promuovere i prodotti tipici locali quando il territorio (ambiente naturale) è degradato in parte inquinato e distrutto da industrie deleterie? come si fa a promuovere prima il marchio DOP COLOSSELLA e poi si vorrebbe costruire turbogas cementifici termoinceneritori e chissà quali altre diavolerie tutt'altro che consone a tutelare e promuovere i nostri prodotti? chi comprerebbe una mozzarella proveniente da una azienda vicina ad una centrale termoelettrica che brucia combustibile fossile o tonnellate di materiale organico? chi verrebbe in vacanza o turismo nella zona gricilli sapendo di trovare un'elettrodotto di 38000volts a meno di 50metri dalle acque termali? come si faranno a giustificare i marchi di qualità quando ricadranno sulle nostre colture quintali di polveri sottili innescanti neoplasie nel corpo umano? QUALCUNO SA DARMI UNA RISPOSTA?

Anonimo ha detto...

Luigi, Rete Cittadina Pontinia.

Forse sarà una mia impressione, noto però da qualche anno un disinteresse sempre più alto da parte di concittadini alle problematiche territoriali, forse perchè stanchi, delusi, sfiduciati dell’andamento politico amministrativo accaduto di recente o chissà forse per menefreghismo assoluto verso la comunità o forse perché poco stimolati intellettualmente dall’assenza di dibattiti sociali, sono però convinto che questa nuova e consolidata tecnologia multimediale resa disponibile gratuitamente da WWW.PONTINIAWEB.IT, WWW.PAOLOCIMA.IT, WWW.PAOLOTORELLI.BLOGSPOT.COM e WWW.PONTINIAECOLOGIA.BLOGSPOT.COM possa aiutare tutti ad uscire da uno stato culturale catatonico, stato d’arresto psicomotorio o di stupore di fronte a problemi “virali” che ammorbano la nostra città, forse condizione scientemente indotta o forse parte di una fase di regressione intellettuale che attraversa l’Italia quindi Pontinia?
Questo commento-appello ha intenti propositivi di esortazione a reagire per non subire ulteriormente questa condizione culturale statico-vegetativa trasformandola in una dinamica produttiva, semplicemente cooperando attraverso i vostri siti WEB ed interagendo materialmente con le innumerevoli associazioni presenti sul nostro territorio, come la RETE CITTADINA di PONTINIA sta cercando ed attuando da due anni.
Riusciremo ad incontrarci TUTTI prescindendo dalle posizioni ideologiche e partitiche (magari in assemblea pubblica) per discutere dibattere informare, sopratutto decidere e progettare il nostro futuro sul nostro territorio?
Ricordo a tutti che stanno accadendo fatti rilevanti di diversa natura e specificità sul territorio e città di Pontinia che nel bene o nel male stravolgeranno la vita di TUTTI e quindi TUTTI devono esserne a conoscenza, nessuno escluso.

Anonimo ha detto...

IN VIA UFFICIOSA, PREMETTO CHE DOVREBBE ARRIVARE IL SOTTOSEGRETARIO ALL'AGRICOLTURA, ON. BUONFIGLIO, A PONTINIA. LA DATA DOVREBBE ESSERE IL 24 OTTOBRE ALLE ORE 18.00 PRESSO L'AZ. AGRICOLA "BARCELLA" A COTARDA. LO INFORMEREMO DELL'ESISTENZA DEL PROGETTO TURBOGAS E DELLA CRISI, SEMPRE PIU' GRAVE, DELLE AZIENDE ZOOTECNICHE BUFALINE!