venerdì 27 giugno 2008

CRISI AGRICOLTURA E ALLEVAMENTO: ECCO QUALI SONO LE SOLUZIONI CHE PUO' ADOTTARE UN ENTE LOCALE


L’agricoltura e l’allevamento in Italia stanno vivendo un periodo di forte crisi, e ciò è indiscutibilmente vero e purtroppo reale. Con essa si aggrava anche la situazione commerciale dell’intero settore della vendita dei prodotti di tali attività o della loro trasformazione.
Pontinia, come del resto l’intero Agro Pontino, è la sede di importanti stabilimenti agricoli e zootecnici, di noti caseifici e di industrie agroalimentari: Pontinia è la sede di un sistema economico che nasce nel settore primario e si sviluppa e rafforza attraverso il secondario e il terziario. Molte famiglie di Pontinia vivono con i proventi di questo ciclo economico: produzione, trasformazione, trasporto, consumo.
Molti di questi prodotti sono fregiati di importanti marchi di qualità riconosciuti a livello nazionale e a livello di Unione Europea, come il carciofo di Sezze, le olive di Sonnino, il kiwi di Latina, il vino moscato di Terracina e la mozzarella di bufala.
La situazione critica oggi è divenuta quasi insostenibile e compierebbe una grave sbaglio chi si sforzasse a provare il contrario perché i fatti sono oggettivamente questi: i prezzi che un imprenditore agricolo deve sostenere aumentano, mentre i ricavi dei prodotti della sua azienda diminuiscono. Alcuni fattori sono internazionali come gli aumenti del gasolio agricolo, del gas per gli impianti zootecnici, dei concimi che sono prodotti da multinazionali e quindi legati alla crisi mondiale del petrolio; i ribassi della borsa mondiale del frumento, del mais, degli ortaggi e della frutta a causa della forte concorrenza di paesi che giocano al ribasso proponendo prodotti di bassa qualità.
Alcuni fattori purtroppo sono governabili solo a livello nazionale, attraverso il Ministero dell’agricoltura che può intervenire con dei controlli pressanti sulle speculazioni che compiono coloro che si trovano nella posizione di intermediario tra il produttore ed il consumatore e che determinano degli aumenti ingiustificati per i consumatori facendo crollare i consumi dei prodotti italiani. Un altro fattore è sicuramente è la presenza di alcune “mele marce” nel sistema poiché vi è sempre colui che cerca di compiere truffe ai danni dei cittadini e quindi non fa altro che gettare nel panico le coscienze collettive creando una psicosi e quindi un calo delle vendite (vedi gli effetti mediatici creati da una piccola minoranza di allevatori casertani e napoletani che nutrivano le bufale con prodotti contaminati da diossina).
Ma in tutto ciò non è assolutamente vero che il Comune non può far nulla e deve restare imperterrito alla finestra a vedere lo svolgersi degli eventi e magari l’arrivo della “manna dal cielo”. Il Comune può, anzi deve, promuovere la conoscibilità e le peculiarità del proprio territorio all’esterno, verso i potenziali turisti o clienti alla ricerca di luoghi e prodotti genuini. Un Comune dovrebbe spendere una buona parte dei suoi introiti per valorizzare il proprio territorio: nel nostro caso si dovrebbe incentivare la costruzione di agriturismi e di percorsi, condivisi con i comuni limitrofi, nei quali si mettono in bella mostra tutte le nostre ricchezze: i palazzi razionalisti di Latina, Parco Nazionale e Lungomare a Sabaudia, il promontorio di San Felice Circeo, Abbazia di Fossanova e Castello di San Martino a Priverno, Montegiove, Santo Stefano e Lungomare a Terracina, Gricilli, Mausoleo di Clesippo e arte razionalista a Pontinia, le naturalezze di Sonnino. Oltre tutte queste bellezze, il turista sarebbe inserito benissimo in visite guidate presso aziende agricole e zootecniche, o presso caseifici o monumenti di fondazione e bonifica dell’Agro. Pontinia e dintorni diverrebbero famose per i loro prodotti genuini ed autoctoni e molte persone vi accorrerebbero per degustarli. Come molti di noi vanno in Toscana per degustare particolari vini e formaggi, o in Umbria per vedere città fantastiche come Assisi e degustare i salumi norcini, a Pontinia e nell’Agro Pontino si verrebbe per visitare e degustare le ricchezze di questa terra: mozzarelle di mucca e di bufala, formaggi, carni genuine, ortaggi freschi, frutta, vini, pesce dei nostri mari… Oltre a questi interventi si dovrebbe curare maggiormente la comunicazione e quindi creare riviste e soprattutto un sito internet in accordo con i privati agricoltori e titolari di agriturismi. È mai possibile che la pubblicità debba farcela con eccezionali parole il sito di un’enciclopedia on-line denominato “wikipedia” e il sito “turisti per caso” curato da un’agenzia nazionale di viaggi? Ogni città alla sua entrata potrebbe avere oltre al classico cartello bianco con la scritta nera del proprio Comune anche una frase come: “città della mozzarella di bufala” o anche “città agroalimentare” ecc… Le amministrazioni comunali dovrebbero semplicemente averne la volontà politica e fattuale di realizzare questo progetto!
Intanto per poter fronteggiare immediatamente questa crisi ribadisco la necessità di convocare i consigli comunali e dichiarare lo “stato di calamità naturale” del settore agreicoloe zootecnico. Una volta approvata tale delibera, i Comuni dovranno inviare congiuntamente tali testi alla Provincia affinché anch’essa dichiari lo stato di calamità provinciale e si invii il tutto a chi finora è rimasto sordo e non ha saputo accogliere le numerose istanze dei coltivatori e degli allevatori: la Regione Lazio.Deve finire il tempo del politicaly correct e dell’usare solo frasi per bene e atteggiamenti calmi e remissivi: è arrivato il tempo per i politici di vecchia data e per le associazioni di aprire gli occhi e di cacciare gli artigli. Le idee ci sono e le soluzioni basta saperle ascoltare. Chi non ha voglia di governare per il proprio territorio si faccia da parte!!!

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