lunedì 2 aprile 2007

CHE GOVERNO...


Una Finanziaria di lacrime e sangue, ben due decreti sulle liberalizzazioni e sulla semplificazione burocratica: con questi “biglietti da visita” il Centro-Sinistra sta cercando di impartire lezioni di democrazia fiscale a quel 50% circa di italiani che hanno scelto di non votarlo alle recenti elezioni politiche del 2006, quando vinse per soli 24.000 voti di scarto alla Camera. Già prima delle stesse elezioni, il prof. Prodi & Co. indissero un’imponente e scandalosa campagna mediatica sullo stato dei conti pubblici che sarebbero stati ereditati dal governo Berlusconi, arrivando a denunciare il rischio di declassamento dell’Italia a Paese del Terzo mondo. Primo colpo di scena. I primi evidenti segnali di ripresa economica del Paese furono resi noti durante una puntata della trasmissione Ballarò. Questo accadde “solamente” 48 ore dopo la vittoria del Centro-Sinistra alle politiche. Qualcuno (finalmente) si era accorto che la produzione industriale e l’export erano cresciuti a partire dall’ultimo trimestre del 2005 in poi. La Sinistra, naturalmente, non riuscì a gustare questo “boccone amaro”. Così, gli italiani furono sottoposti ad un ulteriore imponente campagna mediatica. Tutti scoprirono quanto risulta essere “strategicamente importante” il cosiddetto avanzo primario di cassa per la tenuta dei conti pubblici del Paese: il Governo Berlusconi lo avrebbe quasi azzerato, rendendosi colpevole di sciacallaggio. Secondo colpo di scena. Dall’Europa si venne a sapere che l’avanzo primario era divenuto addirittura negativo in molti paesi, tra cui la Germania, per effetto della generale stagnazione economica continentale. Alla Sinistra, naturalmente, non andò giù questo “boccone amaro”. E così il prof. Prodi commissionò una costosa ed approfondita indagine sullo stato di salute dei conti pubblici italiani e rese noto, a tutti noi, il (già noto) “preoccupante” andamento dei tendenziali di cassa per il biennio 2006-2007. Il rapporto deficit/pil era in pericoloso aumento rispetto alle aspettative, le opere pubbliche risultavano finanziate solo in parte, ecc... Negli anni del suo governo, Berlusconi avrebbe messo in serio pericolo il tessuto economico e sociale del Paese, avrebbe favorito gli evasori e si sarebbe preoccupato di proteggere alcune rendite di posizione, frenando lo sviluppo. Terzo colpo di scena. Ancora una volta, improvvisamente, la stampa (ogni tanto è libera…) annunciò che l’andamento delle entrate erariali era eccezionale e che (quasi) tutti stavano finalmente pagando regolarmente le tasse: sembrò quasi l’effetto naturale dell’accorta politica di Tremonti tesa alla riduzione della pressione fiscale (che ha spinto più persone a pagare quanto è dovuto allo Stato) ed all’incremento del numero di accertamenti grazie agli ingenti investimenti berlusconiani per informatizzare la Pubblica Amministrazione. La Sinistra, naturalmente, non digerì neanche questo “boccone amaro”. Se pure lo Stato “sembrava” avere più fondi disponibili, ciò non sarebbe stato sufficiente per garantire lo sviluppo del Paese: questo è quanto Prodi & Co. dissero ai nostri concittadini. Dunque, la meravigliosa macchina della propaganda di Sinistra s’inventò la necessità di uno scatto d’orgoglio del “Sistema Italia”, preparando il terreno fertile per una nuova idea di società, nella quale i consumatori avrebbero avuto grandi benefici economici dalla concorrenza e, contemporaneamente, le imprese avrebbero avuto importanti riduzioni dei costi. Secondo i “Compagni”, tutti gli italiani saranno più soddisfatti se avranno migliori servizi pubblici, pur se in cambio subiranno un consistente aumento delle aliquote fiscali e maggiori controlli da parte dello Stato “leviatano”. Il Governo della Sinistra dichiarò che il tanto atteso nuovo miracolo economico italiano avrebbe potuto cominciare a manifestarsi grazie ai loro provvedimenti economici ed alle loro riforme, quelle previste nel Documento di Programmazione Economica e Finanziaria e nella prima serie di Liberalizzazioni inserite del Decreto Bersani. Invocando la necessità di accrescere la concorrenza e di abbattere le tariffe. Il Centro-Sinistra aprì, così, il primo importante fronte di azione “attaccando” i servizi professionali, la vendita dei prodotti medici da banco presso le farmacie, i tassisti. Ora con una recentissima seconda serie di Liberalizzazioni (Bersani ha fatto il Decreto bis) sono stati “attaccatibenzinai, assicuratori, edicolanti, barbieri e, naturalmente, partiranno subito le proteste, gli scioperi, le serrate ed i ricorsi. Come è ben noto, l’elevato livello di speculazione di queste categorie (?!?) avrebbe rischiato di mandare in rovina il Paese. A conti fatti, il processo di deregulation voluto dal Centro-Sinistra ha lo scopo di colpire le (piccole) rendite ed i (piccoli) privilegi dei lavoratori autonomi e delle piccole e medie imprese. Nel frattempo, la grande distribuzione commerciale e le coop rosse” stanno ottenendo ed otterranno enormi benefici dalla vendita di benzina e di gasolio, oltre agli ingenti proventi dei prodotti medici da banco. In questo modo, i distributori e le farmacie, che rappresentavano alcune delle poche piccole attività che hanno retto l’onda d’urto della grande distribuzione, cadranno sotto i colpi del “governo dei consumatori”. Certo che sarebbe interessante capire chi ci guadagnerà realmente, visto anche l’importante e noto intreccio politico-economico: guarda caso le cooprosse” erano già organizzate a vendere i “farmaci da banco” prima ancora che le liberalizzazioni prodiane fossero approvate dal Parlamento italiano. Alla faccia del berlusconiano conflitto di interessi. Per le medicine e per i carburanti, la moltiplicazione dei punti vendita sposterà solo gli incassi delle vendite dal negozio al dettaglio alla grande distribuzione commerciale. Molti si chiedono come mai il ministro Bersani non sia intervenuto sui veri scandali, come il cartello delle grandi compagnie petrolifere operanti sul territorio italiano e l’incredibile differenza nei prezzi di molti farmaci - con obbligo di prescrizione - che sono venduti in Italia ad una tariffa notevolmente più elevata che in altri paesi europei. In realtà, oltre alla naturale monopolizzazione di tutte le più alte cariche istituzionali ed amministrative (nel più tradizionale stile dei nostrani “Compagni”), la maggioranza di Centro-Sinistra ha avviato una vera e propria campagna per colpire ed abbattere tutte le categorie e le forze socio-economiche che, normalmente, propendono per il Centrodestra. Il Governo di Prodi & Co., dunque, non ha ancora avviato il processo di liberalizzazione di interi settori chiave dell’economica italiana, che tradizionalmente fanno parte del loro asse socio-economico. Il Paese ha, infatti, la necessità reale che venga effettuata la riforma strutturale del pubblico impiego e che siano abbattute le lobby e gli importanti monopoli presenti nei sistemi finanziario, bancario, energetico, delle telecomunicazioni, dei trasporti e dei servizi pubblici locali: insomma, dovrebbero essere intaccate quelle “rendite pesanti” che costano miliardi di euro ai contribuenti. Una vera ciliegina sulla torta è stata la Legge Finanziaria 2007, che – secondo la Sinistra - avrebbe distribuito vantaggi fiscali per i singoli, per le famiglie e per le imprese: una manovra da 35mld di euro quando ne sarebbero bastati solamente 15 per risanare i conti pubblici (come espressamente ma successivamente riconosciuto del Ministro dell’Economia Padoa-Schioppa). Peccato che, accanto alla leggera diminuzione dell’IRPEF nella prima busta paga per alcune fasce di reddito, si stanno man mano manifestando (per tutti) i maggiori costi individuali legati alle addizionali IRPEF locali, all’IRAP, ai bolli sui veicoli, ai contributi previdenziali, alle tasse universitarie, al nuovo ticket per il pronto soccorso e all’aumento di quello per le prestazioni sanitarie... Solo per citare alcuni degli svantaggi per i cittadini, che le solite associazioni di consumatori si sono dimenticate di evidenziare e di contrastare con ogni mezzo. È molto facile “fare cassa” aumentando il gettito fiscale, senza incidere sulla spesa pubblica e sulle rendite dei sistemi parassitari dell’apparato amministrativo statale e degli enti locali. Il Governo ha introdotto e ha aumentato complessivamente più di 60 tra tasse, accise e bolli (il numero preciso non lo conoscono neanche i loro parlamentari): la pressione fiscale è tornata a salire, rovesciando quel tentativo del Centrodestra di dare centralità ai consumi come principale motore di ripresa dell’economia. Nel frattempo, naturalmente, anche la Finanziaria 2007 è stata caratterizzata, ancora una volta, da “odio sociale”: il popolo delle partite IVA (commercianti, artigiani, liberi professionisti e piccole imprese) è stato mostrato come una massa di ladri che ha approfittato dell’euro per arricchirsi, a discapito di chi è lavoratore dipendente e subisce passivamente la spirale inflazionista. Sventolando la bandiera dell’equità sociale, Prodi & Co. stanno proseguendo instancabilmente la loro complessa operazione con lo scopo di colpire soprattutto la parte più produttiva del Paese. Un’ulteriore grande beffa per i consumatori sarà la nuova versione del “Grande Fratello Fiscale”: non solo si pagheranno più tasse grazie a questo governo, ma tutti i cittadini dovranno accettare che, dal gennaio 2009, lo Stato conoscerà ogni singola spesa oltre i 100 euro visto che avverranno obbligatoriamente tramite assegni, bancomat e carta credito. Ma è possibile obbligare un pensionato settantenne a staccare un assegno per pagare l’elettricista o a girare con la carta Visa per fare la spesa? E naturalmente, grazie ai costi delle commissioni pagate da commercianti e clienti, le banche si arricchiranno maggiormente a seguito dello spropositato incremento delle operazioni (basti pensare che ogni pagamento effettuato con carta di credito ha un costo superiore ai 50 centesimi per il negoziante). Analogo benefico ritorno per le banche si avrà dall’obbligo (previsto per consumatori, artigiani, commercianti, imprese) di presentare in via telematica le deleghe per il pagamento delle tasse (il celebre versamento tramite modello F24). Già, ad oggi, moltissimi sono stati obbligati ad aprire un conto corrente e hanno dovuto prendere lezioni serali di ragioneria commerciale ed informatica! Insomma, il “governo dei consumatori” sta imponendo un controllo su tutti e si farà aiutare da quel sistema bancario, che, come merce di scambio, avrà ulteriori rendite economiche. E dire che l’intenzione dichiarata della classe dirigente di sinistra era di colpire le lobby di interesse… Insomma, la Sinistra ha promesso, per lungo tempo, degli ingenti sgravi fiscali sull’IRPEF ed il taglio di 5 punti del cuneo fiscale: in realtà, il popolo italiano ha ottenuto dei simbolici contentini ed un consistente incremento dei costi di molti servizi pubblici e di tutte le altre imposte dirette ed indirette. Tirando le somme, si può parlare di aumento coatto dei costi per le famiglie e per le imprese. Ad esempio, se da un lato, si allenta la cinghia con la riduzione del cuneo fiscale, dall’altra, la si stringe obbligando le imprese con più di 50 dipendenti a trasferire il TFR all’INPS, eliminando (di colpo) una parte del loro sistema di finanziamento, nonché costringendo le stesse aziende ad indebitarsi nei confronti delle banche a tassi di interesse decisamente più alti. A vantaggio del solito sistema bancario… Per il futuro, quindi, è logico aspettarsi che le “grandi manovredel Centro-Sinistra scoraggeranno decisamente la crescita, poiché indurranno gli imprenditori a non superare la soglia dei 50 dipendenti, o, peggio ancora, a scindere un’impresa in più aziende per restare sotto certi parametri. Poi, naturalmente, riapparirà il temibile “tirannodell’inflazione: la crescita delle imposte dirette ed indirette, nonché l’aumento dei costi dei servizi pubblici e bancari indurranno produttori, commercianti, artigiani e liberi professionisti ad aumentare i prezzi e le tariffe praticate, generando così i prevedibili effetti inflattivi a danno (come sempre) dei consumatori. Colpiti nel portafoglio proprio dalle politiche pubbliche (sbagliate) di chi affermava di difenderne gli interessi.

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